Estati estasiate mai più

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Estati estasiate fuggirono rapide,
ubriache  di umori distratti.

festa in spiaggiaSatolle di fiaschi , profumati di spezie
e d’ aromi inebrianti.
Dalla finestra aperta, della mia terrazza,
come bocca sdentata estasiata di stupore
entrava decisa, suadente, accaldata l’Estate.

La folata d’azzurro, sbiadiva al sole di un  vapore fuso,

sfumava la corsa dei  treni a carbone,
fondendosi al mare lontano,
scolpito e ferito da onde ribelli e fugaci.

Disegnavano incerte cattedrali,

e montuosità fibrose di marmi e d’alabastri,

le nuvole strane,

sollevando insieme sbuffi statici,

danze di piume,
decolli di voli,

che garrivano amore per alati gaudenti.

Raccolti in fascine,

come capelli di donne,

giacevano sterpi rinsecchiti di verbene e gerani,

su terrazze sbiancate e dormienti.

Trascorsi felici, oscurati, passati.

Nei campi, irti virgulti metallici, mi parlano ora della morte,

del ciclo che chiude in un’altra stagione straniera,
declinando la testa dei figli
nei territori di guerra.

Desolante  notte,
dove estasiata l’estate non torna.
Perché sotto la terra non vibrano note
e sopra quella terra non vi sarà musica,

mai più.falo sulla spiaggia

 

 

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