Un cane chiamato giovedì

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Era un giovedì il giorno in cui strappai ad una fine impietosa un piccolo cucciolo meticcio bianco pieno di pulci per l’incuria dell’uomo. E lo chiamai proprio così : Giovedì.

È facile amare i cuccioli, quelli di uomo e quelli di animale: sono morbidi, teneri, inermi. Una volta adulto divenne bruttissimo, spigoloso, tanto da chiamarlo “cane di legno”.

Aveva una particolarità: rideva. Si avvicinava scoprendo i denti in un ghigno che lo rendeva, se possibile, anche più brutto. Lo amavo ma con distacco. Forse perchè non era bello. E lui ricambiava il mio distaccato amore vivendo con me ma adottando tutte le signore del quartiere. La sua fedeltá canina era equamente distribuita tra molte persone che accompagnava nelle quotidiane passeggiate.

Quando, ormai anziano, si ammalò, cominciai ad amarlo di più, quasi per ripagarlo dell’amore che non gli avevo dato quanto avrebbe voluto. Ora ho due altri cani. Ma non lo hanno sostituito: l’amore si somma. Chissà se mi sarà consentito di rivederlo, chissà se possiamo ritrovare tutti i pezzi di cuore che abbiamo seminato nel corso della vita. Se il paradiso è perfetta felicità, allora sì: potrebbe accadere.

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