La casellante

Facebooktwitterby feather

casellante

 

 

Passava la vita a chiudere e riaprire cancelli.

Pochi treni con radi passeggeri
attraversavano di corsa il percorso ferroso
che portava al sud profondo
tra i rovi generosi di more
che scalfivano muriccioli a secco
intessuti di ragnatele che legavano
al cielo l’azzurro mare.

Tutta la vita a veder passare gente anonima
senza un cenno o uno scambio
se non quello serico del macchinista.

A tempo perso
provava a sbrandellare un vissuto
da ricucire col senno di poi.

Trattava gli anni con riguardo
per l’aiuto d’esperienza
per poi chiudere con fermezza
l’ultimo sipario
o per cercare di ricucire lo strappo
da cui s’intravedeva
la scena finale d’una tragicommedia
annunciata.

Non aveva più usato i tacchi a punta
e le unghie laccate
da quando le importava del giudizio della gente.

Allora niente più minigonne
anche se le gambe erano sempre affusolate
e i fianchi ad anfora la rendevano ancora più sensuale.

Ci marciava in silenzio
su quelle ballerine di tela
che la facevano stare al sicuro
ed al riparo da sguardi indiscreti.

Puntare tutto sulla testa
tutto sull’equilibrio e sulla serietà.

Puntare sulla capacità di ascolto
per intessere rapporti di stima
e non suscitare quell’invidia
che per molto tempo era stata impedimento.

Ma le persone malevole
vedono il male ovunque
anche sotto ad un burka
e una camicia di tolleranza
non ripara da chi è sempre pronto
a puntare il dito
e fraintendere ogni gesto ed intenzione.

Recarsi in chiesa ad accendere un cero
era roba da trasformisti
e non sarebbe servito
perchè se Lui sa tutto
la conosceva già
nel profondo nascosto del suo cuore malato
di malinconia incancrenita.

Allora provare col ricomporre il cubo di Rubik
e quale noia riuscirci in pochi minuti
tanto da avere il tempo per correre
in una discoteca di periferia
trucco forte e scarpe vertiginose.

E via a ballare un latino-americano una notte
tante notti
fino a provare quasi gioia
da non voler andare più via
da quel posto assurdo
dal sogno latino
pulsante fortissimo
a tempo di cuore.

lambada

 

Facebooktwitterby feather